
Amani Oriental
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La musica araba...

Non si può definire bene l’inizio della musica araba ma la tradizione musicale classica non è mutata da tempi leggendari. Essa viene elaborata a partire dai Maqam (letteralmente modi) che sono dei modelli, delle successioni prestabilite di suoni tramandate da maestro ad allievo.
Su queste scale l’esecutore-compositore inventa continue variazioni della melodia che viene quindi continuamente arricchita; é perciò comprensibile che l’abilità dei musicisti si misuri proprio sulla loro capacità di elaborare, di ricamare nel modo più vario possibile.
Diversamente dal nostro sistema musicale, che usa intervalli di tono e semitono, quello arabo comprende altri intervalli, più piccoli o più grandi dei nostri (come il quarto di tono e il tono e mezzo): queste distanze tra i suoni, così insolite per il nostro udito, creano quel suono che per noi fa tanto “Oriente”..
Recentemente è nato il raï, fusione tra la musica tradizionale araba e la musica occidentale; nasce in Algeria negli anni ’70 come simbolo di una generazione giovane che chiede libertà, tolleranza, integrazione e diritti. I suoi testi sono provocatori e rivendicano appunto i diritti negati da una società regolata da consuetudini arcaiche come i matrimoni combinati.
Brevi appunti sulle origini e sullo sviluppo della musica araba e dei principali strumenti usati nella stessa.
Gli strumenti...
a percussione, corda e a fiato!
Per ciò che concerne la musica, come per l’arte, l’espressività di un popolo è legata anche alla religione e alle tradizioni che ne derivano.
La musica araba si diffonde dal Marocco all’Iran molto simile da regione a regione: è infatti tutta accomunata dalla lingua araba e dalla tradizione mussulmana.
A noi europei appare come una musica dove viene ripetuto sempre lo stesso ritornello, semplice ma al tempo stesso carica di arabeschi, piena di ritmi accattivanti e di voci intense e struggenti.
La musica scandisce le danze popolari, le canzoni d’amore, le celebrazioni sacre e le feste profane, la loro musica nasce e vive nel momento stesso della sua esecuzione e nella quale la figura del compositore e dell’interprete sono riunite nella stessa persona.
Darbuka
Il nome deriva dalla radice araba derb, che significa "battere, picchiare"
Tamburo a forma di calice con cassa di risonanza in ceramica o altri materiali, aperta sul fondo,
Esistono due modelli di darabuka moderni, quelli egiziani (tabla) con bordo arrotondato ed il fusto decorato e quelli turchi, il cui bordo al contrario risulta spigoloso con il fusto generalmente di alluminio liscio e non fregiato.
La dimensione di questo tamburo può variare dai 15 ai 45 cm. di altezza, con un diametro che va dagli 8 ai 35 cm.
L'origine della darabuka si colloca in epoca post islamica, intorno all'anno mille e si pensa derivi dallo strumento persiano “zarb” o “tondak”, simile come forma e suono, ma con il fusto in legno. I suoni più comuni, utili per il riconoscimento dei ritmi nella danza orientale sono: il dum, il tak e il sek.


Doholla
Viene utilizzata nella musica colta e popolare, usato anche nei rituali "Zar".
La doholla è simile ad una darbuka, ma di di grandi dimensioni.
In Egitto le misure delle tabla spazia dalla darbuka, il sumbati e la doholla comunemente con il fusto in ghisa e la pelle sintetica.
Mentre in Turchia viene costruita con il fusto in rame o bronzo.
La timbrica della doholla è del tutto simile alla darbuka, il suono varia secondo le dimensioni del tamburo e quindi più bassa e corposa.
Viene utilizzata per l'accompagnamento di base nelle esecuzioni ritmiche delle percussioni arabe moderne.
Duff e Req
Tamburi di varie dimensioni, utilizzati dalle donne per suonare in feste e lutti o per accompagnare i canti delle professioniste
Il Duff è un tamburo composto da una cornice di legno ricoperto da una pelle di capra o di agnello incollata, a volte borchiata o cucita lungo la cornice. È la versione più semplice tra i tamburelli, in quanto non ha sonagli o piattelli lungo la cornice. Spesso nella cornice vi si può trovare un foro per l'insrimento del pollice della mano che lo trattiene quando le cornici superano una certa larghezza.Il duff viene raffigurato in antichità suonato dalla figura femminile delle sacerdotesse, e per questo motivo si presta ancora oggi nell'accompagnamento ritmico in riti religiosi pagani propiziatori, di esorcismo e di festività .
Il Req è un tamburo a cornice di piccole dimensioni ( tra i 15 ai 25 cm.) con la caratteristica di contenere cinque copie di cimbali in ottone incassati lungo il bordo della cornice di legno, solitamente decorata ad intarso.
Il suono caratteristico del req infatti è l'associazione del battito della pelle del tamburello e il tintinnio metallico dei piattini che vibrano al movimento e vibrazione.
Viene chiamato anche il “maestro del ritmo” essendo uno strumento guida nell'esecuzione ritmica, infatti oltre che percussione di accompagnamento ritmico, il req viene impiegato come strumento solista sopratutto nella musica colta araba sin dagli anni 50.
Viene anche uttilizzato nella danza del tamburello di derivazione gitana.




Cimbali o Sagat
Sono dei cimbalini da dita in ottone, impiegati spesso dalle danzatrici orientali per l'accompagnamento ritmico alla danza, con eleganti movimenti delle mani.
Sono di forma circolare con diametro di 5 ca. cm. Sulla campana del cimbalino è applicato un nastrino per il fissaggio alle dita.
Vengono impiegati - come le castagnette - in entrambe le mani, su pollice ed anulare e vengono battuti tra di loro in modo ritmico, usandone le due sonorità caratteristiche: il tono aperto ( facendoli vibrare liberamente dopo l'impatto) ed il tono chiuso ( tenendoli pressati l'un l'altro per fermarne le vibrazioni ).
Oud
Oud, o nella traslitterazione più corretta ‘ūd", Al-‘ūd in arabo significa legno
L'‘ūd è considerato dagli arabi il sultano degli strumenti musicali ed è diffuso in tutto il mondo arabo-islamico, dal Marocco all'Iraq, ed è talmente importante che l'intero sistema arabo si basa sulla posizione della mano sinistra sul manico dell'‘ūd.
Il numero delle corde è variabile, solitamente sono 11 distribuite in 5 coppie con la stessa accordatura più un bordone singolo; una volta le corde erano di seta o di budello, attualmente sono più utilizzate quelle di nylon.
Il tipo di accordatura dipende dal genere suonato e dalla provenienza (Liuto turco= [La]-Re-Mi-La-Re-Sol; accordatura maghrebina=[Re]-Sol-La-Re-Sol-Do a partire dal basso)


Qanun
Il qanun, o kanun, è uno strumento cordofono a 78 corde della tradizione classica araba, rarissimo in Europa. Consiste in una cetratrapezoidale, con numerosi cori di corde tesi su un piano armonico di pergamena. La lunghezza delle corde può essere modificata prima dell'esecuzione agendo su piccoli capotasti metallici, cambiando così accordatura in funzione della scala prescelta. Le corde vengono pizzicate tramite due grossi plettri di corno. Il qanun ha nella didattica musicale araba, greca e turca la stessa funzione che il monocordo ha rivestito in quella medioevale occidentale, di strumento pratico per l'apprendimento degli intervalli. Venne introdotto in occidente nel medioevo, con il nome di cannone. Nella storia è conosciuto come uno strumento ipnotico, suonabile da sole donne; alla fine dell'800 passò alla storia come strumento sacro, perché si narra che durante un'onoranza funebre una damigella lo suonò ed il defunto prese immediatamente vita.
Nay
Ha un timbro poetico che lo rende adatto per le composizioni malinconiche.
Il ney (detto anche nai, nye o nay) è un flauto caratteristico soprattutto delle zone della Persia e dell'Asia occidentale. In alcune di queste tradizioni musicali, è l'unico strumento a fiato utilizzato. Il ney è adoperato in molti brani di musica sacra turco-ottomana.
Donna che suona il ney in un dipinto del 1669 nel palazzo di Hasht-Behesht a Isfahan (Iran)
È antichissimo: vi sono raffigurazioni del ney nelle piramidi egiziane e alcuni suoi esemplari sono stati trovati negli scavi a Ur. Ciò indica che il ney è stato utilizzato ininterrottamente per circa 5000 anni, il che lo rende uno dei più antichi strumenti musicali ancora in uso.
